Ju-Jitsu

Kaze Ryu è il nome che ho dato alla mia visione del Ju Jitsu ed al mio stile di insegnamento delle Arti Marziali. Kaze significa Vento, Ryu scuola. Kaze è il nome di uno dei ‘libri’ dell’opera del più grande spadaccino giapponese vissuto nel 1600: Myamoto Musashi.
Egli scrisse il Go Rin No Sho, ovvero il Libro dei Cinque Anelli, dove nel libro del vento, Kaze, esprimeva il concetto che un buon combattente doveva esplorare e analizzare più stili possibili per progredire nel proprio.
È un concetto che è anche alla base della mia vita e della mia Via.

Ho affrontato lo studio di diverse Arti Marziali con una visione globale e non settaria, con curiosità. umiltà e dedizione arrivando a definire una mia visione del JuJitsu che ha avuto anche la sua (purtroppo) verifica in ben sei anni di lavoro come operatore di sicurezza.
Purtroppo perchè il paradosso dello studioso di arti marziali, che nasce in una visione di non violenza e crescita ovvero “studiare sperando di mai applicare quello che ho imparato”, non ho potuto applicarlo sino in fondo.
La meditazione e il Buddismo (in particolare la corrente Zen) sono state una tappa obbligata e necessaria per poter progredire nello studio delle Arti Marziali, creando il legame tra Spirito, Mente e Corpo.

Praticando Arti Marziali dal 1974, ed in particolale il Ju-Jitsu (Jiu Jitsu, Ju Jutsu, in base alla nazione ed alla fonia) e avendo la passione di ricercare, leggere ed infine scrivere, ho pensato di trasferire questo mio lavoro sulla Rete. Nella mia visione delle Arti Marziali non mi sono legato ad una sola arte in quanto le considero tutte valide, il Ju Jitsu è quello che ho studiato per primo e nelle sue molteplici vie ho trovato le risposte che cercavo. La sua evoluzione permette l’inserimento di tecniche tipiche di altre discipline senza alterarne il significato e lo spirito.

Basandomi sul Ju-Jitsu stile GoJu e dopo aver fatto esperienze e aver conseguito la cintura nera in diversi stili di Ju-Jitsu, nel Kick-Jitsu, e riconoscimenti nell’Aiki-Jitsu e nell’Aikido, ho definito una mia scuola di pensiero e di stile, per un JuJitsu legato alla tradizione ma aperto alle esperienze fatte.
Ho esplorato anche la Muai Thai tradizionale e sportiva, il Sanda, alcuni stili tradizionali cinesi, traendone un notevole arricchimento. Ho avuto modo di studiare ed analizzare testi di arti da combattimento italiane medioveali e rinascimentali.

Vorrei ringraziare pubblicamente i maestri che mi hanno aiutato a crescere e migliorare ed in particolare un grande affettuoso ricordo al grande in tutti i sensi Mo. Fabrizio Maietti, al mio primo maestro il Mo. Carmelo Stroscio e al Mo. Claudio Gigante.
E poi ancora i maestri: Mo. Riccardo Sanna, Mo. Patrizio Rizzoli, Mo. Silvano Rovigatti, Mo. Cesare Evangelisti, Mo. Atos Toschi, Mo. Giovanni Rapisardi, Mo. Carlo Natati.

 

Introduzione
Siamo testimoni di un gran proliferare di discipline marziali, con nomi esotici e che si rifanno a mistiche scuole o grandi maestri, ogniuno a proclamare l’assoluta efficacia e imbattibilità del proprio stile. Partendo dal concetto che l’anatomia umana permette dei movimenti ben noti, più o meno ampi, ma comunque eguali per tutti i popoli, oso affermare che ogni arte marziale è valida ed efficace, tanto quanto lo sono i suoi praticanti.

L’arte del combattimento si è sviluppata attraverso decine di secoli, ma solo alcuni stili sono giunti a noi, evolvendosi insieme ai costumi di vita ed alle tradizioni religiose.
L’Oriente, per cultura e religione, è la parte del mondo che più di ogni altra offre un panorama vasto e complesso di discipline marziali. Il Giappone avanti a tutti, a causa del suo isolamento terminato alla fine del secolo XIX, ha conservato stili e scuole quasi invariati negli ultimi seicento anni.

Tra tutte le discipline Giapponesi spicca per la sua completezza e per la sua varietà il Ju Jitsu, e le sue visione più evolute e recenti come l’Aiki-Jitsu, l’Aikido ed il Judo.

 

Cenni storici
Anticamente il Ju Jitsu era conosciuto con nomi diversi tra i quali Yawara, Wajutsu, Taijutsu, Torite. Aveva molte scuole, contraddistinte per i propri metodi.
Si può qundi definire il Ju-Jitsu un’arte di attacco e difesa principalmente a mani nude, contro uno o più avversari armati e non.
Basato sulla fluidità, sulla opposizione della cedevolezza alla forza, tende in ogni tecnica a sfruttare al massimo l’energia dell’attacante a proprio favore, non rinunciando a tecniche dure e di iniziativa. Citazioni su antichi testi, in particolare il Nihon Shoki redatto nel 720 d.c. si riferisce di combattimenti organizzati già nel primo secolo avanti Cristo.
Quindi si può certamente accettare la presenza di uno stile di combattimento codificato, che può aver contribuito alla formazione del Ju Jitsu quale oggi lo conosciamo.

E’ con il periodo Momoyama (1568-1615), che molti militari si trovano disoccupati dopo il periodo Ashikaga caratterizzato da guerre civili, e quindi incominciano, per guadagnarsi da vivere, ad insegnare le tecniche di combattimento a mani nude al popolo al quale era proibito per legge portare qualsiasi tipo spade.
Nascono così diverse scuole (Ryu), la più antica scuola popolare di Ju Jitsu regolarmente registrata sembra essere la Takenouchi-Ryu del 1532, in cui si insegnano le tecniche di immobilizzazione e l’arte di colpire.
Nell’epoca successiva (epoca Tokugawa 1615-1867) terminano definitivamente le grandi battaglie, e la spada ed il combattimento non armato assumono un’importanza ancora maggiore, fioriscono nuove scuole di Ju Jitsu sia per i Bushi (guerrieri) sia per le altre classi sociali. In particolare con l’aumentata dimensione delle città e l’incrementarsi degli scontri individuali, le forze di poliza assumono un ruolo sempre più importante ed il Ju Jitsu diventa strumento efficace e primario per mantenere l’ordine.
Con la restaurazione Imperiale alla fine del 1800, con il decreto che impediva ai Samurai di portare le spade, e una tendenza all’occidentalizzazione, il Ju Jitsu viene considerato violento e non adatto alla nuova svolta, lasciando così spazio al Judo del Mo. Jigoro Kano ed ad altre discipline più educative.
Il Ju Jitsu rimase così per parecchio tempo appannaggio dei corpi di polizia e militari, e solo dall’ultimo dopoguerra che, grazie ad alcuni maestri sia occidentali che orientali, il Ju Jitsu riprende il suo giusto posto tra le Arti Marziali.

Il Ju Jutsu (dove Ju si traduce con cedevolezza, morbidezza, elasticità e Jistu arte) è creatività, deve svilupparsi in relazione ad ogni singolo praticante è può essere addattato ad ogni esigenza, come era sua tradizione nel Giappone medioevale dove la soppravvivenza del guerriero era legata alla sua capacità di prevedere ed adeguarsi ad ogni tipo di attacco, portato con qualsiasi arma ed in qualsiasi situazione. Da un insieme codificato di tecniche e forme che definisce il programma di base, si ha una continua crescita in efficacia ed eleganza che non ha paragoni.

Pur essendo il Ju Jitsu una disciplina tutt’ora imperniata sul concetto di difesa personale, pur avendo anche un’aspetto agonistico, non dobbiamo dimenticare che al pari di altre Arti Marziali, deve essere inteso come disciplina morale e come strumento di formazione e crescita. È corretto definire il Ju Jitsu come lo conosciamo oggi, nato nel XVI secolo, ovvero quando si hanno concrete notizie o vengono ufficialmente riconosciute alcune scuole. Ad oggi poche sono rimaste incontaminate, di altre si sono perduti gli insegnamenti più profondi. Ecco un breve elenco delle più significative.

Takenouchi Ryu
Ancora attiva oggi in Giappone, fondata a quanto pare da un bushi di alto rango, Takeuchi Toichiro, attorno al 1530. Sviluppò tecniche ideali per il corpo a corpo, impiegando anche armi tradizionali. Già allora contava un programma di oltre 600 tecniche e rappresentato alla presenza dell’Imperatore, ne ebbe grande elogio.

Yoshin Ryu
Sembra fondata da un medico, Akiyama Shirobei Yoshitoki, che utilizzò le tecniche di percussione perfezionate durante un suo soggiorno in Cina come parte importante del suo stile, insieme alla meditazione e alle tecniche derivate dalle sue conoscenze mediche.

Shin-no-Shindo Ryu
Il fondatore sembra sia Yamamoto Tamizaemon, della polizia di Osaka, già studioso dello stile Yoshin Ryu, ampliò il bagaglio tecnico introducendo e perfezionando le tecniche di immobilizzazione.

Kito Ryu
Importante per gli elementi esoterici intrinsechi e per l’utilizzo esteso dei Kata (forme). Sembra che questo stile sia nato da un samurai di nome Terada, che accentrava lo stile in tecniche di proiezione al suolo, anche con l’uso della armatura completa.
Tecniche complesse e non facili. Questo stile fu studiato sia da Morihei Ueshiba, fondatore dell’Aikido e da Jigoro Kano fondatore del Judo Kodokan.

Tenjin-Shinyo Ryu
Famosa per le tecniche di percussione, di strangolamento ed immobilizzazione, sembra essere il risultato della fusione della Yoshin Ryu e della Shin-no-Shindo Ryu, operata da Yanagi Sekizai Minamoto Masatari (conosciuto come Iso Mataemon) che dopo aver imparato il due stili divenne istruttore dei subordinati del clan Tokugawa. Profondo e ascetico, Iso Mataemon approfondì ulteriormente il concetto di Ju ovvero di agilità e cedevolezza.

GoJu Ryu
È una scuola moderna, ovvero sviluppata in questo secolo dalle esperienze Giapponesi del Mo Urban, allievo diretto di Yamaguchi e di Oyama, sicuramente influenzato dalle tecniche della Kito Ryu e della Yoshin Ryu.

Brazilian Ju Jitsu
È una scuola moderna, sviluppatasi come il nome lascia intuire in Brasile. La famiglia Gracie ha portato a livelli altissimi le strategie di combattimento, rimanendo comunque legati alla tradizione. Questo stile è caratterizzato dalla durezza dei combattimenti  ed è particolermente curato il combattimento al suolo.

 

La Tecnica
Come risulta dai cenni sulle scuole, il Ju Jitsu si propone al praticante con una mole di tecniche notevole. Nel caso dello stile GoJu Ryu, il programma è suddiviso in gradi, secondo lo schema antico, 9 Kyu per gli allievi e 10 Dan per gli esperti. Ovviamente non è possibile elencare tutte le tecniche, ma un breve schema dovrebbe chiarire la struttura del programma di studio.
◦ Tecniche di Caduta, di Spostamento e di squilibrio.
◦ Tecniche di Parata.
◦ Tecniche di Proiezioni.
◦ Tecniche di Percussione.
◦ Tecniche di Pressione sui punti vitali (riservati ai Dan).
◦ Tecniche di Strangolamento.
◦ Tecniche di Leve Articolari.
◦ Forme Individuali e a Coppia.
◦ Studio delle armi tradizionali (Bastoni, Nunckaku, Sai, Tanto, Wakizashi etc.).
◦ Combattimento da Difesa Personale (uno o più agressori).
◦ Combattimento Agonistico.
L’insegnamento è graduale, ed ogni Maestro può adattare il programma di base in relazione alla tipologia degli allievi. Ribadisco per non essere frainteso che lo scopo del Ju Jitsu è la Difesa Personale e la Crescita Morale e Umana del Praticante, per cui il Maestro cerca di guidare l’allievo alla comprensione dei concetti delle tecniche, più che imporre il programma in mera maniera scolastica.
Essendo il Ju Jitsu in continua evoluzione, proprio perchè legato alla difesa personale, fermo restando il programma tradizionale, le combinazioni utili allo studio che un Maestro può comunicare all’allievo sono infinite.